Una visita ai villaggi tribali |
![]() |
![]() |
![]() |
La sera nel villaggio
Il terribile caldo umido di questa giornata inevitabilmente era l’avvisaglia di un potente temporale che si sarebbe scatenato nella serata. Troppo caldo questo giorno. Già durante la calda e insopportabile precedente notte, dormire era risultata un’impresa. Qualsiasi fosse la posizione che si cercava nel letto, alla fine, il risultato era sempre lo stesso bagno di sudore. Notte lunga e tormentata. Ma lo sapevo che arrivando in questi villaggi la situazione sarebbe stata terribile. A dire il vero speravo in qualche brezza dovuta all’altura collinare dei villaggi, ma niente. La mia speranza era stata spazzata via immediatamente lo stesso giorno del nostro arrivo. Una pioggia di qualche giorno prima, aveva addirittura alzato il livello di umidità nell’aria. Situazione quindi non certo piacevole, ma bisogna resistere. L’incontro con i poveri bambini dei villaggi e con le loro famiglie vale tutta questa sofferenza. Per dare una speranza e godere del sorriso e della gioia di tanti poveri bambini il dazio da pagare sarà il condividere la terribile calura di questa particolare estate indiana. Ma per loro, per quelle famiglie, sono disposto a tale sacrificio.
< Il buongiorno di questa mattina si presenta carico e denso di umidità. Il calore è aumentato ancora di più dalla sera precedente. Dopo una fugace colazione, la nostra vettura è pronta per il programma della giornata. La visita a qualche villaggio, l’incontro con le famiglie e con qualche ragazza assistita da qualche benefattore italiano. La parola magica è una sola: < ricordiamoci di portare con noi una bottiglia d’acqua >, ovvero, l’unica salvezza per quel nostro caldo giorno di viaggio. La macchina avanza quindi per strade e sentieri. Verdi colline, ricche di sterpaglie e di coltivazioni ci accompagnano in questo percorso. Talora, nella calura, qualche sperduto villaggio appare all’orizzonte. Sotto lo sguardo curioso e stupito dei loro abitatori, attraversiamo lentamente questi piccoli centri di vita. Pecore, capre, asinelli, pulcini, galline, cani e altri animali sono gli abituali coinquilini di questi villeggianti. Qualche veloce saluto, qualche foto e via per la nostra meta giornaliera. Dopo aver lasciato le umili e povere capanne, il panorama ritorna vasto e selvaggio. A poco a poco cominciamo a salire di quota. Curva dopo curva, ecco che all’improvviso appare d’innanzi ai nostri stanchi occhi un nuovo villaggio. Ci siamo. Siamo arrivati. Di più non possiamo salire perché oramai siamo in cima alla collina. Guardo il panorama. Vastità. Terre lontane. Colline. Eppure in mezzo in questo apparente vuoto, ci sono tanti villaggi ricchi di vita.
La stupenda e amorevole accoglienza mi commuove. Quanti sorrisi, abbracci, mani da stringere, singole foto, foto di gruppo o con le famiglie. Una contagiosa simpatica allegria sembra avvolgere l’intero villaggio. Troppo bello. Eppure siamo fuori dal mondo. Eppure siamo in un villaggio tribale. Eppure siamo lontani dalla società moderna ed evoluta Eppure..eppure…quante volte eppure
Ma siamo sicuri che la vera società sia la nostra? Quella moderna ed evoluta, veloce, ingombrante, superficiale, all’avanguardia con i tempi moderni? Ho l’impressione che i veri tribali siamo proprio noi, quelli della modernità. Persi nell’istinto feroce di sopravvivere non sapendo vivere. Loro, i fuori dal mondo, i lontani dalla civiltà, sono in realtà un vera e grande famiglia. Loro, gli abbandonati, sono decisamente i più saggi. Loro, sanno vivere, condividere, pazientemente e semplicemente vivere. Quanta nostalgia per quella semplicità. Ma adesso il tempo è scaduto, dobbiamo ripartire per altre mete del nostro programma. Ci accompagnano alla vetture i calorosi e festosi saluti. Ora il villaggio, quel loro mondo, si allontana sempre più dalla nostra vista. Ritorniamo soli nell’assolato verde delle alture. Il calore ritorna insopportabile, devo bere a più riprese un po’ d’acqua. Incredibilmente nella festosa accoglienza avevo dimenticato tutto quel caldo, ma ora ritornati soli, ogni cosa riacquista la sua normalità. Portiamo con noi il ricordo di tanta amorevole ospitalità. Sono stati momenti di forti e indimenticabili emozioni. Mi mancherà tutto ciò.>
Ora il cielo del tardo pomeriggio comincia a diventare sempre più cupo. Dense e scure nuvole, cariche di un minaccioso temporale si avvicinano alla nostra dimora. Roboanti tuoni riecheggiano nella vallata. Grandi e potenti lampi illuminano intere zone collinari. Il vento cresce e finalmente porta a noi una fresca aria odorosa di pioggia. Il temporale si avvicina. Nel nostro villaggio e in quelli circostante non c’è più la corrente elettrica. Siamo nell’oscurità. I soli lampi illuminano il nostro mondo. Prediamo delle sedie e ci appostiamo per godere di questa frescura. Il vento ci trasporta la polvere dei villaggi lontani e quindi anche i racconti di quelle loro vite. Silenziosamente ascoltiamo e ritorna forte in noi l’emozione.
Giuseppe Dei Rossi Benefattore e collaboratore |